Pesca a dentici, fine settembre, solito lembo di mare che unisce Piombino alla meravigliosa isola d’Elba. Da una ventina di giorni l’attività dei pesci è andata via via riducendosi sempre di più. Dopo le grandi pescate di serra d’inizio agosto e quelle di palamite verso la fine, il mare sembra che stia facendo un po’ rifiatare i suoi abitanti.
Le uniche notizie che arrivano sono quelle di qualche occasionale cattura legata più ad un colpo di fortuna che ad un’azione mirata a quella specifica preda.
Una bella orata presa con l’americano vicino alla foce del Cornia, un ragnetto (come chiamano la spigola da queste parti) preso al porto, ancora qualche serra preso a traina e poco più.
Tuttavia la voglia di andare in pesca è tanta e, visto che le previsioni preannunciano una giornata splendida, non ci metto molto a decidere di andare; compagno di pesca il solito Ale.
Lo spot
Dato che di totani per tentare a traina col vivo per il momento ce ne sono pochi (e quei pochi solo per i più determinati che stanno fuori tutta la notte) decido di provare una battuta a light drifting su uno spot che negli anni passati mi ha dato diverse soddisfazioni. Si tratta di una scarpata piuttosto accentuata vicino all’isoletta di Cerboli che da 15 mt del punto più alto scende giù fino a 32mt, da lì il fondale continua a scendere ma in maniera molto più dolce alternando scogli, sabbia e sprazzi di poseidonia. L’habitat risulta ideale per le orate e in effetti, in passato, qualcuna è venuta fuori. Ma la presenza di una franata così accentuata risulta essere anche favorevole per altri tipi di pesci: non mancano infatti occhiate, saraghi e qualche palamita di passaggio.
La tecnica
A Piombino, con l’assenza o la minima presenza di corrente, il light drifting viene praticato in un modo particolare. La tecnica classica infatti prevedrebbe una piombatura con grammatura da 10gr a 30gr a seconda della corrente. L’azione di pesca dovrebbe essere ad archetto chiuso, sondando varie profondità e aspettando la toccata del pesce che viene avvertita sul cimino della canna.
Volgarmente chiamata “a lenza morta” in questo tratto di mare invece si tende a caricare il sistema pescante con la minor quantità di piombo possibile, raramente si superano i 5gr. Si pesca con l’archetto aperto facendo scendere l’esca, tranci di sardine fresche, nella maniera più naturale possibile; ogni tanto si appoggia un polpastrello sulla bobina per fermare la fuoriuscita della lenza e soprattutto per mettere in “tiro” il tutto per poi rialzare le dita e far ripartire dolcemente la discesa del finale.
Sulla mangiata, dalla profondità di pesca e dai movimenti della lenza, con un po’ di allenamento si riesce fin da subito più o meno a capire con chi abbiamo a che fare. Occhiata e Palamita cacciano quasi sempre a mezza acqua ma la differenza sta nella mangiata: l’occhiata preferisce prima assaggiare e sulla lenza si sentono un paio di toccate , la palamita invece ingoia subito e scappa producendo poderosi sbobinamenti; in ambedue i casi comunque, dopo la partenza, si chiude l’archetto e quando la lenza è in tiro si ferra.
Anche il sarago si percepisce molto bene, cambia però la profondità di pesca dato che questa specie difficilmente si stacca dal fondo. Molto più difficile invece sentire l’orata in quanto questo pinnuto mastica e sputa più volte l’esca prima di ingoiarla. Per assurdo soprattutto gli esemplari più grandi, riescono a fare questo con una delicatezza impressionante e spesso e volentieri non si sente la mangiata e si sbaglia la ferrata.
La lenza
Il sistema pescante risulta di una semplicità estrema: ad un morbido 0,25/28 imbobinato nel mulinello (queste secondo me è il giusto range, in passato ho usato anche del dynema ma per caratteristiche di affondabilità e di rigidità sono ritornato al monofilo classico) si lega con un nodo UNI od un palomar una girella con moschettone; da lì si fa partire tramite un cappio il finale in fluoro carbon dello 0,25 a cui viene legato uno o 2 ami del 2 o del 3 a seconda di cosa si desidera insidiare. La zavorra viene applicata, tramite piombini morbidi usati normalmente nella pesca all’inglese, a monte della girella sulla lenza madre.
Pesca a dentici
Arriviamo sullo spot abbastanza presto, siamo soli e questo ci permette di buttare l’ancora nel punto migliore. Sta albeggiando ed i colori della natura a quest’ora sono terapeutici; l’arancio del sole scala piano piano fino al grigio-blu del mare facendoci rientrare in questa improbabile armonia cromatica anche scogli, pietre e vegetazione di Cerboli.
Inizio a pasturare con tocchetti di sarda e dopo poco si vedono gli effetti: 2 morsi e fuga… è un occhiata! Ferro, la canna si flette, non è male, è il primo pesce della giornata, me lo godo fino in fondo. Anche Ale dopo essere sceso con le dimensioni del finale inizia a bucare; sono tutte occhiate di taglia media 400-500gr. Mentre pesco assaporo già il profumo del sugo della pasta che la mia compagna, in anni di forzate prove e tentativi, ha perfezionato raggiungendo una delicatezza ed una prelibatezza da far invidia ad uno chef stellato.
La prima mattinata va avanti così ma dopo un paio d’ore di pesca e diverse catture il vento gira e si mette a maestrale. La barca si sposta e finiamo fuori dallo spot, continuiamo a pescare ma non vediamo più una tocca. Sembra incredibile in quanto alla fine siamo fuori 20 mt da dove stavamo pescando ma non c’è niente da fare, il mare lo sappiamo, è così.
Tiriamo su e proviamo ad ancorarci nuovamente ma le nuove condizioni di vento e il cambiamento della corrente non ci permettono più di eseguire l’azione di pesca al meglio; facciamo altri tentativi ma invano, le nostre esche non arrivano più nella maniera corretta lungo la scarpata.
Decido quindi di cambiare strategia e ci mettiamo a pescare sul falsopiano di poseidonia, la scelta non risulta vincente e nonostante abbia intensificato il ritmo di pasturazione di abboccate non se ne vedono. Sono le 13 e come a volte accade, mentre discutiamo visto i pessimi risultati se cambiare strategia o provare qualcos’altro, la canna di Ale all’improvviso si flette. Una violenta sfrizionata ci avverte che all’altro lato della lenza c’è qualcosa di più di un occhiata, inizia il combattimento e il totopesce. Fuori immediatamente i pescetti, la sfrizionata era da sopra il kilo! Via la palamita, mancano le fughe tipiche e via anche grongo e murena, le testate sono da pesce piatto! Dopo lo scambio di sensazioni puntiamo, e speriamo, tutti e 2 per un orata ma dopo 15 min di lotta arriva
invece in superficie un bellissimo dentice di 2,8kg; abbracci, battute di 5 e foto di rito! La giornata praticamente finisce qui anche se peschiamo ancora per un po’. Siamo soddisfatti, la nostra
applicazione e i nostri sacrifici sono stati premiati con uno splendido dentex dentex, questa stupenda passione ci ha regalato un’altra volta una giornata indimenticabile.